Festa della #Varia#: saperi sulla funzione festiva dei #Giganti#, del #Cavalluccio# e del #Palio#

Miniatura della scheda Festa della #Varia#: saperi sulla funzione festiva dei #Giganti#, del #Cavalluccio# e del #Palio#
  • Regione: Calabria
  • Provincia: RC
  • Comune: Palmi

Descrizione

Il #Palio# è uno stendardo color cremisi ed è l'emblema della città di Palmi. Il drappo è fissato su un'asta alta e pesante sostenuta alla base da una sacca di pelle fissata ai fianchi del portatore. In cima, l'asta termina con un sfera rappresentante il globo terrestre sormontato da una piccola croce. Su una facciata del drappo è impresso lo stemma civico e sull'altra il monogramma della Madonna della Lettera patrona e protettrice della città, una (M) incorniciata da dodici stelle. Il movimento creato dall'abile portatore consiste nel far roteare il #Palio# con destrezza per poi rialzarlo verticalmente fra l'entusiasmo degli astanti. Il #Palio# viene fatto roteare dal portatore al ritmo dei tamburi davanti alle chiese e soprattutto agli incroci con la funzione di estendere la benedizione della Madonna a tutta la città. Anticamente, sotto al #Palio# che roteava a pochi centimetri dal suolo, si posizionavano in cerchio i bambini genuflessi o distesi per ricevere la benedizione mariana attraverso il contatto del rosso drappo che accarezzava le loro teste. Questa tradizione però si è persa nel tempo e i bambini a volte usano saltare, come gioco profano, il #Palio# durante l'esecuzione del movimento rotatorio. Oggi il #Palio# è adoperato durante le feste patronali della città di Palmi, cioè la festa della #Varia# e la festa di San Rocco, ma anche in occasione di altre festività sacre e profane. Il #Palio# insieme ai #Giganti#, i colossi di cartapesta la cui storia è legata alla città di Messina, sono gli emblemi locali dei momenti festivi. Esistono diverse copie di questi fantastici personaggi in cartapesta adottati da molti paesi che si affacciano sulla costa calabrese: a Seminara, Ricadi, Tropea, a Reggio Calabria (fino al 1948), a Vibo Valentia e anche sul versante ionico, a Gioiosa. La nascita dei #Giganti# è fatta risalire a storie e leggende che si mescolano tra di loro. Abbondano i riferimenti ai saccheggi perpetrati dai saraceni e dai turchi; si narra del nero #Grifone# che rapisce la bianca popolana di nome #Mata#. Probabilmente dietro la figura di questi due mitici personaggi si cela un accadimento storico legato all'arrivo a Messina di Riccardo Cuor di Leone (Riccardo I d'Inghilterra) che si era dato appuntamento con le armate di mezza Europa per organizzare la Terza Crociata e liberare il Santo Sepolcro. Riccardo Cuor di Leone si fermò a Messina per circa sei mesi non solo per organizzare le armate ma anche a causa di una serie di condizioni avverse alla spedizione e per risolvere alcune questioni personali che riguardavano dei soprusi compiuti da Tancredi di Altavilla. Durante la sua permanenza a Messina si accorse che gli abitanti della città erano soggiogati dal potere oppressivo dei Greci Bizantini che all'ingresso del porto dominavano la città facendo pagare balzelli e imprigionando i dissidenti. Riccardo Cuor di Leone, conosciuto per la sua abilità nel far erigere in breve tempo castelli, fortezze, torri, fortificazioni, volle mandare un messaggio agli oppressori: dalla Rocca Guelfonia, dirimpetto al luogo dove si erano acquartierati i greci, presso la fortezza di San Salvatore posta strategicamente all'imbocco del porto, incominciò a far costruire un castello. Man mano che i lavori di edificazione procedevano, i messinesi cominciarono a battezzarlo con dei nomi: lo chiamarono il castello di #Matagrifon#, coniugando #Mata# da "matar", termine spagnolo che significa "ammazzare" e #Grifone#, l'appellativo denigratorio con il quale si indicavano i Greci Bizantini e significa "ladro", dunque "ammazza i ladri". I Greci Bizantini, avendo colto l'allusione, liberarono presto la città. I messinesi, per ringraziare Riccardo Cuor di Leone, artefice della riconquistata libertà, portarono nelle piazze la riproduzione in cartapesta del Castello appena edificato e inoltre, crearono due fantocci variopinti che rappresentavano i due mitici fondatori di Messina: Saturno Egizio o Zancle e Rea o Cibele. I due colossi li chiamarono #u Giganti# e #a Gigantessa# e gli diedero il nome rispettivamente di #Grifone# e #Mata#. Il Gigante nero, chiamato #Grifone#, raffigura il truce Saraceno, mentre #Mata#, nelle sembianze di una bella e prosperosa popolana, la propria preda. A Messina, oggi, i #Giganti# sono dei colossi in sella a due cavalli finemente addobbati trainati su due carrelli con ruote, mentre i #Giganti# di Palmi sono molto più piccoli e vengono portati sulle spalle dai rispettivi portatori. Ai #Giganti# di Messina venne poi affiancato un cammello finto che veniva bruciato nelle piazze al termine delle feste, per simboleggiare la sconfitta dei Saraceni da parte di Ruggero il Normanno. L'adozione dei #Giganti# a Palmi avvenne per ricordare l'arrivo in città di Ruggero il Normanno che a Palmi radunò la sua armata per muovere alla conquista della Sicilia. Per ricordare l'entrata a cavallo in città di Ruggero il Normanno, venne adottato il cavallo #u cavaddhuzzu# al posto del cammello.

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