Festa dei Ceri di Gubbio 14: saperi e storie di anziani ceraioli


  • Regione: Umbria
  • Provincia: PG
  • Comune: Gubbio

Descrizione

La mia esperienza viene da quando ero molto piccolo, molto piccolo; non ho mai saltato un anno, perché siamo presi da questa festa, con orgoglio, la sentiamo tanto perché è una festa meravigliosa, è una festa che uno se la deve sentire con il cuore. Io ho avuto la grande fortuna che il Cero l'ho preso per tutti i sistemi che si può prendere, facendo il #Capodieci#, il #Capocinque#, la #Punta#, il #Ceppo#, mi ha dato la più grande soddisfazione della vita. Per la Festa noi di S. Giorgio c'abbiamo un #canzona#, che adesso gliela canto: Tutti dicono, tutti dicono che siam morti, ma S. Giorgio non è morto, è sempre vivo, nel cuore e in tutti” (CERIV00003_2). Aiuto i giovani a crescere sotto il Cero, cioè do il mio contributo come esperienza, come consigli, ma mi limito a questo. Però mi piace partecipare alla Festa perché la Festa non muore mai e il ceraiolo non muore, considerando che anche gli anziani più anziani addirittura si fanno seppellire con la loro divisa da ceraiolo: è una tradizione che si porta anche nella tomba, continua per tutta la vita e tutti gli eugubini diranno che i Ceri sono in qualche maniera la tradizione della vita: il nascere, il crescere e il morire avviene anche sotto il Cero (CERIV00007_7). Il sentore della Festa è che con questi signori io mi vedo una volta all'anno ed è come se ci conoscessimo da sempre, si scambiano emozioni, magari il Cero è stato preso in altri punti in età diverse però facciamo parte de una Famiglia, che alla base ha dei grandi valori come solidarietà, amicizia, altruismo, e nella quale ogni individuo dipende dall'altro, la #muta# cresce da ragazzini, si diventa adulti e fino alla tomba si portano nel cuore gli amici dell'infanzia e della #spallata#. [...] Quando si prende il Cero tante volte si fa parte di una #muta# ma poi si cambia #muta#, cioè è una famiglia allargata e unificata nel senso di appartenenza che dà il riconoscersi nel proprio Cero. [...] Siamo tutti #santantoniari# perché i nostri padri ce lo hanno inculcato, appena siamo nati la prima cosa che ci mettono è la camicia, da quando siamo piccoli il Cero di appartenenza ce lo vestono addosso, quindi siamo tutti #santantoniari# perché i nostri padri erano #santantoniari# e di conseguenza lo faremo noi con i nostri figli, come già succede, quindi sicuramente i figli dei nostri figli avranno la camicia tutta nera” (CERIV00008_3). “Per 50 anni mi è stato detto: ‘Voialtre donne andate a fare il calzetto’, il calzetto sarebbe lavorare con gli aghi di ferro, però pensandoci bene non è vero, perché prima di tutto mettiamo al mondo i ceraioli, poi i bambini stanno più con le mamme perché i babbi lavorano, adesso lavorano anche le mamme ma al tempo mio... quindi una mamma che parla dei Ceri, che spiega, serve molto per il bambino per insegnargli, io lo faccio con mio nipote. C'era un motto molto antico, dei tempi miei, a me mamma non l'ha detto mai, il giorno dei Ceri sono tre le cose molto importanti che le donne devono fare. Uno: attenzione alla brocca, state a debita distanza, perché se il #Capodieci# è forte la può tirare lontano e può andarvi sulla testa, dalla mamma mia c'è andata, sulle spalle, per poco non muore; due: attenzione al portone di S. Ubaldo perché lì chiudono e quante volte ce so' rimaste con una gamba, con un braccio, non è che dicono se arriva il Cero, ci sono quelli, ci calmiamo, no, non guardano; tre: non andate coi ceraioli, perché il giorno dopo fanno finta che erano ubriachi, si dimenticano! C'era umanità, c'era unione, c'era la forza: quello è un #santubaldaro#, tocca andarlo ad aiutare, oppure è morto quell'amico nostro, pensa che è di S. Ubaldo, andiamo a trovarlo. Non c’è solo il Cero, questo devono capire i giovani, e non andare a prendere il Cero per farsi vedere belli sulle foto: il Cero si prende con amore, devozione, forza, coraggio e amicizia (CERIV00012_1).

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