Saperi sulla cultura del tartufo in Toscana: le tartufaie

- Regione: Toscana
- Provincia: SI
- Comune: San Giovanni d'Asso
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Descrizione
“Certo, bisogna stare attenti quando si trova un tartufo. Intanto bisogna stare attenti a tutte le radicine che ci sono attorno al tartufo, specialmente quelle piccine, i peli radicali, salvarli il più possibile. Le radici più grosse forse potrebbe essere anche un bene ogni tanto tagliarle un po', perché poi riprolificano e ramificano nel più fino, perché sono le radici piccine, i peli radicali che poi formano le micorrizze e riproducono i tartufi. L'importante è stare attenti appunto a questi peli radicali intorno al tartufo, dopo di che, una volta estratto il tartufo, ricoprire il terreno in modo che la terra che era sotto rivada sotto, la terra che era sopra, rivada sopra. Coprirlo per bene e non riscoprirlo quando si ripassa successivamente perché sarebbe un male più grosso” (VDCN: ANCTV010). “Ma, intanto bisognerebbe avere la possibilità nella tartufaia di togliere tutte le piante vecchie che si stanno ammalando e che son ferme di vegetazione e rallevare, ripiantare in qualche modo o rallevare dalle ceppaie le piante nuove in crescita, perché sono quelle che danno i tartufi, questo si è costatato benissimo. Delle zone intere di piante vecchie non producono più tartufi, sicché si capisce bene, e poi se si vedono dei ristagni d’acqua che potrebbero far diventare il terreno asfittico e via discorrendo, bisogna fare in modo che quest'acqua scenda e se vada lungo il corso regolare, che non rimanga lì” (VDCN: ANCTV011). “Allora, se si parla della tartuficultura vera e propria sono tante le cose [...], io mi ritengo un tartuficultore, artigianale ma un tartuficultore, bisogna dotarsi di qualche escavatorino per rimuovere un po' la terra dove diventa troppo dura, insomma sono tante le cose, bisogna avere dei decespugliatori per tenere a bada la vegetazione infestante, non dico sterminarla, perché forse sterminarla in certe annate è peggio, ma tenerla a bada in modo che si possa controllare l’ombreggiamento del terreno e l’infestazione di queste sterpaglie e via discorrendo” (VDCN: ANCTV012). ”Noi in queste tartufaie dove siamo intervenuti, e certamente non saremo intervenuti in tutte le forme possibili, però insomma dove siamo intervenuti in qualche modo si è mantenuta ancora la produzione di tartufi, molto più che in quelle tartufaie dove non siamo mai intervenuti, quelle tante sono già alla deriva, insomma già finite, invece quelle dove si lavora un po', anche se non si fanno tutti i lavori necessari, però ancora c'è presenza di tartufi” (VDCN: ANCTV013). “La tartufaia che richiede più lavoro e più delicato è la tartufaia di bianco, tant’è che sono stati abbandonati anche gli studi perché è una cosa talmente difficile... io credo che i lavori che si fanno sulle tartufaie di bianco sono lavori altamente specializzati, perché un errore potrebbe portare alla distruzione di una tartufaia di bianco, e si sa quello che è il valore del bianco, ma soprattutto non per il valore del tartufo in se stesso, ma per il valore di una tartufaia, una volta distrutta non si riproduce più, non c'è più modo, perlomeno per ora, di rifarla di nuovo" (VDCN: ANCTV014).