• scheda
    • CD - IDENTIFICAZIONE
      • TSK - Tipo modulo
        MODI
      • CDR - Codice Regione
        18
      • CDM - Codice Modulo
        ICCD_MODI_3386846431741
      • ESC - Ente schedatore
        ICCD
      • ECP - Ente competente per tutela
        ICCD
      • OGM - Modalità di individuazione
        documentazioni audio-visive
    • OG - ENTITA'
      • AMB - Ambito di tutela MiBACT
        etnoantropologico
      • AMA - Ambito di applicazione
        entità immateriali
      • CTG - Categoria
        tecniche
      • OGD - Definizione
        Accordatura di due campanacci da capra
    • LC - LOCALIZZAZIONE
      • LCS - Stato
        ITALIA
      • LCR - Regione
        Calabria
      • LCP - Provincia
        KR
      • LCC - Comune
        Mesoraca
      • LCL - Località
        MESORACA
      • LCV - Altri percorsi/specifiche
        All'aperto, presso un insediamento estivo di transumanza di una famiglia di allevatori mesorachesi.
      • PVL - ALTRO TOPONIMO
        • PVLT - Toponimo
          Macchia del Forno
    • DT - CRONOLOGIA
      • DTR - Riferimento cronologico
        XX
    • CM - CERTIFICAZIONE E GESTIONE DEI DATI
      • CMR - Responsabile dei contenuti
        Magnani, Fabrizio
      • CMA - Anno di redazione
        2016
      • CMM - Motivo della redazione del MODI
        Inventario patrimonio culturale immateriale/ ICCD: progetto PCI 500 giovani
      • IMD - MIGRAZIONE DATI NELLE SCHEDE DI CATALOGO
        • IMDT - Tipo scheda
          BDI
      • ADP - Profilo di accesso
        1
      • OSS - Note sui contenuti del modulo
        Temi trattati nell’ambito del progetto PCI: Artigianato, Espressività di tradizione orale.
    • DA - DATI ANALITICI
      • DES - Descrizione
        In uno spazio aperto, nei pressi di una baracca di legno, un pastore si accinge ad accordare due campanacci. Siede all’estremità di una panca di legno e tra le gambe divaricate posiziona un’incudine ricavata da un paletto di ferro, dando alcuni colpi per fissarla verticalmente al suolo. Al suo fianco, su un tavolo, ci sono alcuni oggetti e strumenti di lavoro: due coppie di campanacci a sezione ovale di diverse misure, un martello, un paio di pinze, delle tenaglie. L’uomo procede alla verifica sonora di un campanaccio della misura maggiore. Lo lascia oscillare per saggiarne la sonorità e l'intonazione: prima con una vibrazione veloce, scuotendo rapidamente il manico in senso trasversale tra il pollice e l’indice della mano; poi con un ritmo più lento, facendolo dondolare in senso longitudinale sul solo pollice. Il braccio è alto, leggermente disteso all’altezza della spalla. L’uomo è in ascolto. Compie una breve e veloce oscillazione del campanaccio prima di posizionarlo sull'incudine. Con il martello impugnato in prossimità della testa dà inizio a una sequenza percussiva, sagomando l’apertura della campana (#vucca#) e affinandone un bordo (#labbro#). Il pastore torna poi sui gesti di verifica del suono per valutare gli esiti del lavoro, alternandoli con la martellatura dei #fianchi# del campanaccio, nei pressi dell’estremità inferiore. Rovescia il campanaccio e ne ispeziona l’interno. Utilizzando il manico delle tenaglie, agisce delicatamente sul punto di ancoraggio del battaglio (#battagghju#) alla campana. Ferma il campanaccio fra le gambe e con le pinze allarga il gancio (#croccu#) che àncora il battaglio al suo sostegno (#fimminedda#), così da poterlo estrarre. Tolto il battaglio, procede a rimuovere lo spago incerato che avvolge il gancio. Esercitando alcune pressioni con le pinze e usando il torace come punto d’appoggio, l’uomo modifica la curvatura del gancio. Poi appoggia il battaglio sul tavolo e con il martello batte alcuni colpi sul gancio, così da renderne regolare l’asse di curvatura. Infine rifinisce l’opera, utilizzando la penna del martello. Il pastore lascia oscillare il battaglio tra indice e pollice per verificare che il gancio consenta un movimento fluido e bilanciato. Con l’ausilio dei denti, districa il nodo dello spago precedentemente rimosso, poi lo avvolge nuovamente attorno alla gancio del battaglio bloccandone lo scioglimento con un nuovo nodo. Tira fuori dalla tasca un coltello a scatto e taglia un tratto di spago avanzato. Procede ad ancorare nuovamente il battaglio al campanaccio: con quest'ultimo rovesciato tra le gambe, fissa il gancio con l'ausilio delle pinze. Il pastore passa a nuove verifiche sonore, alternando sequenze percussive volte a sagomare l’apertura della campana a brevi e veloci oscillazioni della stessa, cadenzate ora sulla mano sinistra, ora su quella destra. Prende dal tavolo un altro campanaccio della stessa misura, utilizzandolo come riferimento sonoro per l'intonazione del campanaccio appena lavorato. Li fa vibrare entrambi all’altezza delle orecchie, poi li abbassa rispetto al punto di ascolto. Alza nuovamente il campanaccio di riferimento e lo fa oscillare brevemente prima di posarlo sul tavolo. Passa così a un confronto sonoro con un campanaccio di misura più piccola per valutarne il rapporto armonico e timbrico. Lo fa oscillare rapidamente tra pollice e indice della mano destra, mentre alla sua sinistra fa dondolare più lentamente il campanaccio maggiore sul pollice. Entrambi i campanacci vengono tenuti all’altezza delle spalle, alla stessa distanza dalle orecchie. L’uomo ruota la testa ora verso il primo campanaccio ora verso il secondo ad accompagnane l’ascolto con lo sguardo. Infine passa a un confronto sonoro tra le due campane più piccole: le lascia oscillare con brevi scuotimenti tra indice e pollice, le avvicina e le allontana dalle orecchie. Procede ad affinare sull’incudine l’apertura di uno dei due campanacci, alternando momenti di verifica acustica: porta la campana ora alla sua destra, ora alla sua sinistra; riprende il confronto con il campione sonoro delle stesse dimensioni; varia il punto di ascolto spostando nello spazio l’oscillazione della campana in lavorazione; infine confronta le due campane vicino alle orecchie. Il lavoro si conclude con il raggiungimento dell’accordatura desiderata. Il pastore ripone i campanacci sul tavolo di legno.
      • NRL - Notizie raccolte sul luogo
        A Mesoraca, campanacci di differenti misure vengono utilizzati in base al tipo di animale e alla sua indole. Per le capre sono impiegate fino a cinque diverse misure, per le pecore solitamente due, per le vacche si distinguono le campane da viaggio e quelle da pascolo. Di norma, all’interno di un gregge o di una mandria, solo gli animali di sesso femminile sono dotati di un dispositivo sonoro. Un lessico articolato attiene soprattutto ai campanacci degli animali caprini e ne individua le diverse misure utilizzate, le qualità timbriche e le parti di cui si compongono. Dal più grande al più piccolo, si distinguono #campanottu#, #campanotteddu#, #laccise#, #lacciseddu# o #campaneddu#, #gaddaredda# o #campaneddu cerveddinu#. Si ritiene che siano in particolare i campanacci più grandi e risonanti (i #campanotti#) a costituire la firma sonora di un pastore. Le differenti parti di un campanaccio, spesso descritte con termini che rinviano a un modello corporeo, hanno particolare rilevanza nel conferire al campanaccio una determinata sonorità e intonazione, e sono dunque oggetto di attenzione tanto in fase di costruzione quanto di accordatura: la #faccia# indica la superficie più larga; i #fianchi# il lato più stretto; la bocca o #vucca# l’estremità inferiore aperta; le spalle o #spadde# la parte superiore che con la loro conformazione (strette o larghe) conferiscono un particolare tono al campanaccio; la #pancia# indica un leggero rigonfiamento sulla metà inferiore del campanaccio, responsabile della risonanza degli armonici; le #orecchie# rappresentano i due punti di saldatura con il manico. Secondo il costruttore Rocco Greco anche la tempera incide in maniera determinante sulla sonorità: in base alla temperatura a cui si trova lo strumento quando immerso in acqua, si può applicare una tempera, dura/amara o morbida/dolce per ottenere i campanacci di tono rispettivamente grosso o fino, con tutte le gradazioni intermedie. I campanacci, quando non vengono ereditati per via maschile, vengono acquistati in coppie della stessa misura, con un maschio e una femmina selezionati in base alla differenza timbrica e a una complementarità sonora. Le occasioni di acquisto procedono attraverso lunghe interazioni e negoziazioni, nel corso delle quali si articola un discorso intorno all’estetica sonora propria di un pastore e ai criteri che sottendono una particolare scelta. Si distinguono così i campanacci #grossulani# che producono #u rummu# (il rombo); quelli che sono #belli bottigni#, ovvero dal suono nitido; o piuttosto quelli che presentano sporcature del suono (#gastijare#) a causa di lesioni o altri difetti. Secondo molti pastori di Mesoraca esiste inoltre una relazione tra il suono del gregge e il suono della zampogna, riconoscibile in un’equiparazione sonora tra le canne dello strumento e le differenti misure di campanacci: dal bordone dei campanacci più numerosi (#laccisi# e #lacciseddi#) alle sonorità più squillanti dei #campanotti# e #campanotteddi#, che ricoprirebbero il ruolo delle canne melodiche. Si ricorda come questa relazione fosse ancora più stretta in passato, quando la mattina di Pasqua, molti pastori preparavano le zampogne riposte dopo l'Epifania per accompagnare al pascolo gli animali addobbati. Tutti i dati di terreno sono stati raccolti da Antonello Ricci durante una ricerca etnografica condotta a Mesoraca tra 1991 e 2011.
      • NSC - Notizie storico critiche
        L’impiego e la funzione dei campanacci nell’allevamento del bestiame sono documentati da un’ampia letteratura demologica e in particolare, per l’area silana, dalle ricerche condotte da Antonello Ricci tra 1994 e 2011. Tra i differenti oggetti sonori e strumenti di direzione e di richiamo (il bastone, il cane e il suo collare antilupo, il repertorio vocale di fischi e richiami), il suono dei campanacci consente al pastore di sorvegliare a distanza greggi e armenti attraverso l’ascolto, distinguendo i singoli capi, valutandone la distanza e la dislocazione nel pascolo, o avvertendo la presenza di eventuali pericoli. La scelta e il numero dei campanacci apposti al collo delle bestie risponde a una tecnica di sfruttamento del territorio del pascolo. Capre e pecore sono infatti spronate dal suono a percorrere lunghi tragitti. Diminuendo il numero dei campanacci, a partire da quelli più grandi e risonanti, gli armenti diventano meno propensi ad allontanarsi. Al tempo stesso, i campanacci possono aiutare gli animali a tenersi lontani dalle sonorità dissonanti di altre greggi, seguendo piuttosto la guida di suoni più familiari. Simili per materiali e tecnica costruttiva ai campanacci diffusi in area europea, le #campane# utilizzate a Mesoraca per il bestiame sono in lamiera di ferro saldata e presentano una sezione ovoidale. Si tratta di dispositivi sonori di particolare valore, tanto sul piano economico quanto simbolico ed estetico, partecipi delle molteplici modalità di sonorizzazione della natura proprie dell’attività pastorale. I campanacci diventano riconoscibili come veri e propri emblemi sonori che, in occasione della transumanza o di ricorrenze festive, concorrono a un importante dispiegamento di comunicazione acustica. Nel giorno di Pasqua, pastori e mandriani di Mesoraca usano imporre i campanacci al collo dei loro animali, esibendone il suono come segno augurale e propiziatorio di fine inverno. Per l’occasione, i campanacci vengono controllati ed eventualmente revisionati, tanto più perché nel corso dello stoccaggio invernale potrebbero aver perso la corretta intonazione. Durante la transumanza, lo scampanio di greggi e armenti segnala il passaggio di un pastore nel paesaggio e il controllo dei confini di un pascolo; esprime una particolare relazione acustica con gli spazi percorsi; ostenta la posizione sociale del pastore. Fiere e mercati rappresentano l’occasione privilegiata per l’acquisto e lo scambio di campanacci. Per giungere a una buona scelta, i campanacci vengono attentamente verificati e confrontati con un campione sonoro che l’acquirente porta solitamente con sé. Spesso si ricorre ai consigli e ai pareri di altri pastori intorno alla peculiare timbrica di un campanaccio. Successivamente all’acquisto si tornerà a verificarne l’intonazione in accordo con il più ampio insieme di campane (#’ncampanata#), segno distintivo e riconoscibile del pastore. Se l'accordatura del costruttore conferisce la sonorità principale allo strumento, quella del pastore passa per un’intonazione fine, che tiene conto del riferimento sonoro di altri campanacci da lui posseduti. Nel corso dell’operazione, improntata a una forte concentrazione uditiva, il pastore mette in vibrazione il campanaccio da accordare, muovendolo nello spazio intorno a sé, variando il punto di ascolto per saggiare non solo l’altezza del suono ma anche gli armonici e la risonanza. Attraverso la martellatura si potrà innalzare l’intonazione allargando e assottigliando i #labbri#, o piuttosto si cercherà di abbassare il suono colpendo la campana in prossimità del rigonfiamento.
    • RI - RILEVAMENTO ENTITA' IMMATERIALI
      • RIM - Rilevamento/contesto
        rilevamento nel contesto
      • DRV - DATI DI RILEVAMENTO
        • DRVL - Rilevatore
          Ricci, Antonello
        • DRVD - Data del rilevamento
          1994/09/02
      • CAO - OCCASIONE
        • CAOD - Denominazione
          lavoro
        • CAOS - Note
          Campanacci e collari, parte integrante dell'intero meccanismo sonoro, vengono solitamente verificati e revisionati all’inizio della primavera o al momento di riporli al termine della transumanza.
      • ATI - ATTORE INDIVIDUALE
        • ATIR - Ruolo
          accordatore di campanacci
        • ATID - Nome
          Perri, Alessandro
        • ATIA - Note
          Capraio e rinomato accordatore di campanacci; è anche un abile zampognaro e costruttore di ance per zampogna. Il suo stazzo si trova in località Madamme.
    • DO - DOCUMENTAZIONE
      • FTA - DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
        • FTAN - Codice identificativo
          PCI_Calabria_FM_F0001b
        • FTAX - Genere
          documentazione allegata
        • FTAK - Nome file digitale
          PCI_Calabria_FM_F0001b.jpeg
        • FTAT - Note
          Fermo-immagine tratto da documento audiovisivo (vedi VDC).
      • VDC - DOCUMENTAZIONE VIDEO-CINEMATOGRAFICA
        • VDCN - Codice identificativo
          PCI_Calabria_FM_V0001
        • VDCX - Genere
          documentazione esistente
        • VDCP - Tipo/formato
          file digitale
        • VDCA - Denominazione/titolo
          Accordatura di campanacci
        • VDCR - Autore
          Ricci, Antonello
        • VDCD - Riferimento cronologico
          2011/00/00
        • VDCW - Indirizzo web (URL)
          https://www.youtube.com/watch?v=NkKo7aMRfyE
        • VDCT - Note
          Il documento video, pubblicato sul canale YouTube il 10 ottobre 2016, è accompagnato dalla seguente nota. "Il filmato mostra la 'Accordatura di due campanacci da capra acquistati alla fiera di Mulerà a Roccabernarda (Kr)', da parte di Alessandro Perri, pastore di Mesoraca (Kr). Il documento fa parte di 'Vita e suoni di Alessandro Perri, pastore', monografia filmata in 8 capitoli che raccoglie alcuni esiti della ricerca condotta da Antonello Ricci sul contesto del pastoralismo in area silana e sulla cultura dei suoni a Mesoraca, tra 1994 e 2011. Tale documentazione filmica è parte di un articolato complesso multimediale, su supporto DVD, allegato al volume: A. Ricci, Il paese dei suoni. Antropologia dell’ascolto a Mesoraca (1991-2011), Squilibri, Roma 2012. Ricerca, riprese, montaggio Antonello Ricci; durata 6’; anno 1994".
      • BIB - BIBLIOGRAFIA
        • BIBR - Abbreviazione
          RICCI 2012
        • BIBX - Genere
          bibliografia specifica
        • BIBF - Tipo
          libro
        • BIBM - Riferimento bibliografico completo
          Ricci Antonello, Il paese dei suoni. Antropologia dell'ascolto a Mesoraca (1991-2011), Roma 2012, pp. 70-118, con DVD allegato.
      • BIB - BIBLIOGRAFIA
        • BIBR - Abbreviazione
          ANGIONI 1989
        • BIBX - Genere
          bibliografia di confronto
        • BIBF - Tipo
          libro
        • BIBM - Riferimento bibliografico completo
          Angioni Giulio, I pascoli erranti. Antropologia del pastore in Sardegna, Napoli 1989, pp. 115-116, 130.
      • BIB - BIBLIOGRAFIA
        • BIBR - Abbreviazione
          GIACOMARRA 1983
        • BIBX - Genere
          bibliografia di confronto
        • BIBF - Tipo
          monografia
        • BIBM - Riferimento bibliografico completo
          Giacomarra Mario, I pastori delle Madonie: ambiente, tecniche, società, Archivio delle tradizioni popolari siciliane, vol. 8/10, Palermo 1983, p. 84.
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