Festa di Santa Rosa: saperi sull'ideazione della #Macchina#

Miniatura della scheda Festa di Santa Rosa: saperi sull'ideazione della #Macchina#
  • Regione: Lazio
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Descrizione

Il processo creativo di #Fiore del Cielo#, dice il suo progettista, Arturo Vittori, "è nato e cresciuto all'interno di una partecipazione locale". Vittori infatti è viterbese di nascita ed ha vissuto la tradizione della #Macchina# di Santa Rosa fin da bambino ("per me è sempre stato un sogno"). Ha quindi coronato il suo sogno di "interpretare questo oggetto tridimensionale", partecipando e vincendo il Concorso di idee per la realizzazione della nuova #Macchina# di Santa Rosa del 2009/2013. Rileva che per la prima volta si è trattato di un bando internazionale, il che costituisce "un salto importante", un segno di apertura al mondo di una tradizione gelosamente locale. Definisce la #Macchina# "un oggetto d'arte", "una scultura", che però "ha dei vincoli strani; è legata all'architettura, all'ingegneria, è un'opera d'arte; non è un mezzo di trasporto anche se è una macchina, perché si muove. Ma è una macchina scenografica, una macchina per le emozioni, perché è un apparato di meccanismi dove il motore è umano: una macchina a propulsione umana". La principale metafora di ispirazione del progetto è stata quella del fiore, legato al nome di Rosa e da qui "Fiore del Cielo", il nome della #Macchina# ideata da lui e dalla "Architecture Vision" di Zurigo, lo studio di architettura di cui è socio. La rosa è l'immagine "sia estetico-formale che come organismo che cresce, entrambi i concetti ci hanno ispirato sin dall'inizio". La #Macchina# infatti è caratterizzata "da una tripla spirale che si apre come un processo di crescita organica, come un fiore". Questa struttura si sviluppa intorno ad un traliccio strutturale. A differenza delle precedenti #macchine# che avevano una struttura interna nascosta, dice l'ideatore, "questa macchina è una struttura che ha anche una funzione estetica"; consente di vedere l'interno, "come si vede lo stelo di un fiore". La spirale che l'avvolge, è a sviluppo verticale: richiama l'elica del DNA (la storia biologica di ogni essere vivente), ma anche l'espediente "narrativo" utilizzato nella Colonna di Traiano per raccontare la storia dell'impero romano. Come quello, ha il compito scenografico di "guidare" le persone in un percorso di lettura della vita della Santa. All'interno di questa spirale ci sono tre sfere, poste a tre diverse altezze; ognuna rappresenta un momento della storia della Santa: la prima, la più bassa, è la vita terrena, le sofferenze, il quotidiano, la seconda è il "cuore" che rappresenta i miracoli realizzati ed infine l'ultima, che splende in alto, a trenta metri d'altezza, rappresenta l'ascesa in cielo, la vita spirituale di Santa Rosa. La base della #Macchina#, di circa quattro metri per sei, rappresenta invece la città di Viterbo con i suoi simboli, i leoni, le palme, gli archi, i motivi architettonici medievali. Da essa si sviluppa il traliccio e la struttura elicoidale, alta circa 25 metri, interamente in metallo (laminato di alluminio dorato) decorato con rose di stoffa ed altri elementi ornamentali legati alla "viterbesità" (come la #zaffera#, ceramica viterbese con i suoi motivi tipici). La #Macchina# è illuminata per il trasporto notturno da circa mille luci a fiamma e a led, in un singolare mix di tradizione e modernità. L'intera struttura, dice l'ideatore, presenta elementi fortemente innovativi. E' "interattiva": si illumina dall'interno ma proietta all'esterno, sulla città la luce; fa cadere sui viterbesi una pioggia di petali di rose, ed è infine concepita per essere bella anche di giorno, con la luce naturale. In questo senso è uno sforzo per conciliare tradizione e cambiamento, e perpetuare la grande festa viterbese per la sua Santa.

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