Processione del Cristo Morto di Gubbio: accensione del #focarone# di via Dante

Miniatura della scheda Processione del Cristo Morto di Gubbio: accensione del #focarone# di via Dante
  • Regione: Umbria
  • Provincia: PG
  • Comune: Gubbio

Descrizione

Poco prima del passaggio della Processione del Cristo Morto lungo via Dante, alcuni confratelli si preparano ad accendere il #focarone#, un grande cumulo di legna alto circa 5 metri. Questo, nella porzione inferiore, è caratterizzato dalla presenza di un consistente strato di terra, predisposto per evitare che il fuoco possa accidentalmente propagarsi e diventare pericoloso per i partecipanti alla Processione. Il cumulo viene poi irrorato con liquido infiammabile. I confratelli procedono quindi ad accendere il #focarone# grazie ad alcune lunghe torce, che lanciano da lontano sul cumulo di legna. Il #focarone# prende velocemente fuoco con un gran boato e un forte spostamento d’aria. “È una tradizione antichissima, molto probabilmente si rifà anche a tradizioni medievali, perché in occasione del Venerdì Santo si facevano grossi #focaroni# per distruggere e bruciare gli amuleti, per cui è probabile che sia un vecchio ricordo. Perché io ho sempre visto i #focaroni# e li ricordo fin da bambino, quindi non è una novità recente” (Paolo Salciarini). “E adesso ci sono molti fochi in giro, mentre invece prima erano i #torticci# solamente. A Sant’Agostino, solo a Sant’Agostino in Via Dante si faceva il #focarone#, quello grande, alla Calata dei Neri. Mentre invece erano tutti #torticci#. Le devo spiegare: sono dei cesti, un palo che si conficcava nel terreno, in cima veniva fuori dei cesti con dei cerchi di ferro, e lì si mettevano le legni e si davano fuoco a quel modo, lungo la via c’erano quelli fissati. Adesso sono rimasti a Sant’Agostino che ancora li mettono giù alla Calata, ma ce n’erano di quelli diversi. Perché il #focarone# non c’era né a San Pietro, né in Piazza San Lorenzo, sono stati aggiunti dopo. Durante la Processione, invece, c’erano … parecchi veniva in processione, portava sempre una candela, quelle candele tipo “flambeux”, con il bicchieretto di, adesso non me ricordo, se in plastica, non so, forse sarà stato in carta, sì, perché non c’era la plastica. Tanto che poi, durante la Processione, so’ capitati anche dei scherzetti un po’… perché c’erano sempre dei burloni che prendevano magari un… in tasca si mettevano del breccino e mentre camminavano buttavano dentro i bichieretti delle candele dei sassi di modo che quelli non potevano assolutamente neanche rovesciarli e se li dovevano porta’ dietro. Mons. Rogari, che è morto negli anni ’60 – bah, adesso di preciso non me lo ricordo – aveva scritto che ai suoi tempi, quando lui era giovane, verso gli anni ’30/’20, è capitato anche un episodio un po’ più buffo perché uno di questi con la candela è uscito dalla Processione prima della Piazza di San Martino, poi dopo un po’ è rientrato e allora un vicino gli ha detto: “Ma che sei ‘ndato a beve’? A fa’ ‘n bicchiere? Me potevi invita’ anche da me, no?!”. Ha detto: “No, sono ‘ndato a prende questo!”, ha aperto la giacca e sotto la giacca c’era un bel coltellone. Gli ha detto “Se qui qualcheduno m’arriempie, me comincia a tira’ i sassi, je fo’ il socio”, indicando il Cristo Morto. Ha detto “Je faccio il socio”. Questo è un episodio che poi l’ha scritto questo Mons. Origene Rogari su un libretto, “Eugubino spirito bizzarro”, ha riportato anche questo episodio. Questo io l’ho saputo da lui, quando lo raccontava e poi l’ha scritto. Però mi ricordo di questi flambeaux che si portava la gente. Poi la gente che seguiva la Processione” (Francesco Ceccarelli).

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