Memorie sul cibo. Alfonso Mattozzi: le ostriche e il colera


  • Regione: Campania
  • Provincia: NA
  • Comune: Napoli

Descrizione

Il colera del 1974 lo associo al ricordo della “caccia alle streghe”, della “caccia all'untore”. Improvvisamente, dalla sera al mattino, non entrarono più persone al ristorante perché si pensava che tutto potesse trasmettere malattie. C'era una paura collettiva di trasmissione. E mentre ti trovi a condurre una famiglia, all'improvviso ti rendi conto che il locale non ha più reddito. E allora ci trovammo nella necessità di ridurre il personale e fu il momento in cui mio padre da "principe della ristorazione" abdicò e si mise in cucina, lasciando a me il ruolo di conduzione che già avevo assunto quasi da 10 anni, me lo lasciò in modo totale. Dovemmo licenziare persone, il lavoro non c'era più e lo dovemmo ricreare, rispettando quelle che erano le esigenze del pubblico. I primi periodi abbiamo incominciato a lavorare con piatti monouso, bicchieri monouso, posate monouso. Lo spavento era totale. Poi dopo arrivarono le vaccinazioni di massa, ci fu lo scarico delle responsabilità e i frutti di mare pagarono la colpa. Scomparvero determinate forme di attività. L'#ostricaro# (venditore di ostriche), che prima era una figura presente in tutti i locali dell'epoca, da quegli anni in poi scomparve, dovette inventarsi un nuovo mestiere.

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