Falconeria: valore spirituale della falconeria al tempo dei Gonzaga


  • Regione: Lombardia
  • Provincia: MN
  • Comune: Mantova

Descrizione

I Gonzaga furono la dinastia regnante del territorio mantovano dal 1328 al 1707. Questa regione era ricca di placidi laghi e fiumi che scorrevano tra verdi boschi e foreste, valli soleggiate, pianure paludose e fertili campagne, popolate da un grande numero di uccelli e animali di ogni dimensione, ideali per la pratica della falconeria. Alla corte dei Gonzaga la falconeria era praticata secondo le più antiche tradizioni: negli archivi storici della famiglia (ora conservati presso l’Archivio di Stato di Mantova e trascritti e studiati con grande pazienza da Giancarlo Malacarne nel libro i “Signori del cielo “, ora disponibile anche nella traduzione inglese “Lords of the Sky”) abbondano le testimonianze circa l’esercizio, complesso e costoso, della falconeria alla quale il marchese di Mantova, Federico e il figlio Francesco II, dedicavano grande impegno e risorse personali, alla ricerca di un conseguente,“ritorno di immagine” anche presso le altri corti europee. Importanti falconiere erano state allestite nel territorio mantovano a Revere, Marmirolo e Gonzaga. Qui i falconieri di corte seguivano nel migliore dei modi procedure ben definite per l’allevamento, la cura e l’addestramento degli innumerevoli rapaci e si occupavano di gestire nel migliore dei modi la “macchina da caccia con il falco”, che era l’orgoglio dei principi mantovani. Per la caccia erano utilizzati anche un gran numero di cani e di cavalli che venivano allevati direttamente dai Gonzaga, alcuni dei quali sono stati dipinti da Giulio Romano nelle sale di Palazzo Te. I duca di Mantova amavano condurre i propri ospiti a caccia nei loro territori ricchi di selvaggina, orgogliosi di mostrare l’insuperabile bravura dei loro falconi, alla pari di preziosi gioielli, quali in effetto erano. I falchi più amati dal Marchese Francesco e dal duca Federico erano ricordati nella palazzina di caccia a Marmirolo con ricche sepolture in marmo. Francesco II, più di ogni altro Gonzaga, amava i cavalli e la caccia con i falchi e ha lasciato importanti testimonianze delle sue passioni, tracciando la storia della stessa dinastia dei Gonzaga. La falconeria, allora come oggi, non era solo una pratica di caccia ma un mezzo di elevazione spirituale. Come ben evidenziato da Giancarlo Malacarne nel libro I signori del cielo, la falconeria a Mantova ai tempi dei Gonzaga (testo basato su oltre cinque anni di ricerche sul carteggio dei Gonzaga presso l'Archivio di Stato di Mantova) il principe, seduto sul suo cavallo lontano dal cielo, ma il suo falco che vola alto tra le nubi e si getta in picchiata sulla preda, non è altro che il Principe stesso, un tipo differente di nobiltà. Guardando il falco volare libero nel cielo, ammirando le sue capacità di volo, il Principe in realtà guarda dentro di sé cercando le stesse qualità. Tra le migliaia di lettere scambiate tra i falconieri di corte e i Principi Gonzaga per informarli di tutto ciò che accadeva nelle loro falconere, è degna di nota quella del 1521 scritta da Francesco II a proposito del suo girifalco bianco #zirifalco# preferito che nonostante tutti gli addestramenti ricevuti, anche da diversi falconieri, non era in grado di cacciare o di fare le passate al logoro. Ma la sua bellezza e maestosità era tale che il Principe era soddisfatto di anche solo di portalo sul pugno come segno del suo potere.

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