Saperi sulla cultura del tartufo in Sicilia


  • Regione: Sicilia
  • Provincia: ME
  • Comune: Capizzi

Descrizione

“Il tartufo nei nostri boschi c'è, e ce n'è tanti tipi, c'abbiamo il bianco e il nero. Il bianco che abbiamo qua è il Borchii, il Bianchetto, e poi c'abbiamo altri tipi di bianco di minore valore. Poi il nero, un po' di nero ce l'abbiamo: l'Uncinato, lo Scorzone, il Brumale. Il Brumale ce n'è poco ma c'è, e c'è il Brumale anche quello moscato, che è rosa all'interno. E poi c'è il Nero liscio ma si trova raramente il Nero d'inverno, quello liscio” (ANCTV044). “C'erano i calabresi che venivano a Capizzi, nei territori di Capizzi, in Sicilia, a fare il carbone. Erano gente calabrese, e loro prendevano questi tartufi e li mettevano nella padella tipo patate. E poi i racconti di quelli anziani, che era una patata nera, la chiamavano la patata del bosco […], era il tartufo nero e lo tagliavano e lo facevano fritto nella padella e se lo mangiavano così, erano i calabresi, che erano con le famiglie e che stavano anni e anni qua a lavorare, a fare il carbone. Dove c'è l'albero attorno fa il #pianello#, si chiama, dove non esce erba, quindi c'era gente con i bastoni facendo un suono, non so, io non lo so come, però i racconti sono così, un suono particolare, già sapevano dov'era il tartufo. Magari sapevano la tartufaia, vedevano il #pianello# e allora ci veniva facile, era un altro tipo di ricerca, che devi essere esperto in quel tipo di cerca” (ANCTV045). “Questo è un vanghetto, tipo una zappetta, che me l'ho costruita io con semplicissimo materiale povero, con un tubo di acqua, perché lo metto nello zaino magari quando sono nei boschi, quindi lo esco quando poi mi serve, lo metto così, già lo metto dentro lo zaino, smonto anche questa, poi di qua è un po' tagliente se magari c'è un rovo o qualche cosa; comunque è comodo, non è come il vanghetto che devi mettere il piede, questo è più comodo a usarlo, per me, poi ognuno fa quello che [preferisce], è inutile che prendi dei vanghetti che sembrano gioielli, non ha importanza, basta una semplice zappetta, basta che non rovini: deve essere stretta perché deve superare almeno i 7 centimetri, perché i 7 centimetri, se un tartufo già da 40 grammi che sarà più piccolo di un uovo, tipo - che ne so - una albicocca, piccolo così, un 40 grammi, già e lo trovi a filo... Perché qua c'è questo discorso: lo troviamo a filo di terra, quelli che sono profondi sono quando c'è la pioggia, come quest'anno che la pioggia non c'è stata abbondante, quindi sono andati più giù, crescono più in profondità. Invece quando la stagione è normale, quando ci sono le stagioni normali, come tutti gli anni, a parte l'anno scorso, il tartufo ci esce a filo di terra, sotto le foglie anche. Sotto le foglie perché le radici escono per così, specialmente nei faggi, nei faggi escono tante radici sotto le foglie e quindi il tartufo fruttifica in superficie” (ANCTV046). “Per me non c’è conflitto con gli altri che cercano, anzi per me sarebbe bello se i giovani si mettessero loro a cercarlo per scoprire posti nuovi, per scoprire tutti i Nebrodi, non solo i monti di Capizzi come ho fatto io perché nei Nebrodi mi sono allontanato poco […] Se i giovani si attrezzano, prima si devono documentare e dopo se c’hanno passione con i cani va bene” (ANCTV047). “C'ho un po' di ricette, ad esempio quello preferito mio è: per esempio prendi l'Uncinato, sciogli le acciughe, prendi per ogni piatto di pasta due filetti di acciughe, quelle sfilettate, prendi per ogni piatto di pasta due di queste, ci fai una grattata sopra e ci metti un filo d'olio d'oliva […] e la fai sciogliere questa acciuga, quando si scioglie gratti di nuovo il tartufo e spegni. Fai la pasta regolarmente e poi la fai saltare in padella, la metti nel piatto e ci gratti di nuovo a crudo il tartufo sopra. Questa è la mia preferita” (ANCTV048). “Questa più che una ricetta è una conservazione di una settimana: allora, un barattolo di vetro, uso un barattolo di vetro chiuso ermetico, metto il tartufo dentro, il tovagliolo sopra, e ci metto l'uovo intero, uno o due, bisogna vedere quant'è la dimensione del recipiente; metto una o due uova, dopo 24 ore, un paio di giorni, già l'uovo è un assorbitore quindi si prende il sapore del tartufo, quindi quando lo cucini già è tartufato, quindi si sente anche quando lo metti in padella che è tartufato, poi quando è cotto gli gratti un po' di tartufo sopra e quello è una cosa... Il riso io faccio così, se devo cucinare il riso allora lo metto con i tartufi: li lavo, perché si lava al momento di cucinarlo, non lo raccogli e lo lavi e lo metti in frigo, no, lo metti ancora fatto di terra in frigo, si mantiene meglio, e poi se devo cucinare il riso prendo la quantità che mi basta, la pulisco per bene e la metto dentro il riso, così il riso si assorbe l'odore e poi lo cucini e ci gratti sopra” (ANCTV049).

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